Alighiero Boetti
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Biografia di Alighiero Boetti
Alighiero Boetti nasce a Torino il 16 dicembre 1940.
Partecipa al gruppo Arte Povera ed è molto vicino alle riflessioni concettuali. È un artista poliedrico che ha realizzato un elevatissimo numero di opere indagando svariati aspetti della realtà, dal tempo al linguaggio,la geografia, la politica, la società. Tutti i suoi lavori hanno un’impronta aritmetica, logica, a volte criptica. Riflette sul ruolo dell’artista e sull’essenza dell’arte come espressione creativa della realtà storica in cui vive e di cui si nutre. Non è importante il linguaggio che viene utilizzato per rappresentarla, non è fondamentale che sia l’artista stesso a dare vita materialmente all’oggetto artistico. Il valore di un’opera d’arte è determinato dal concetto che vi sta alla base, il quale è generato dalla mente geniale del suo creatore.
Esordisce come artista a 20 anni, dopo aver abbandonato la facoltà di economia e commercio di Torino. Autordidatta e appassionato di musica e matematica, due discipline che lo accompagneranno costantemente durante il suo sviluppo artistico.
Già negli anni ’60 dipinge a olio e studia incisione in Francia, dove conosce la sua futura moglie e compagna di innumerevoli viaggi, Annemarie Sauzeau.
Fin dagli esordi sperimenta l’utilizzo di svariate tecniche e materiali, quali il gesso, il plexiglass, la masonite, materiali industriali, metalli, cemento, vetro, legno. I soggetti rappresentati sono oggetti d’uso quotidiano decontestualizzati e privati del loro scopo, che vengono riprodotti seguendo i concetti dello sdoppiamento, accumulo, dilatazione, ripetizione.
Dal 1967 partecipa a tutte le collettive del gruppo Arte Povera, in compagnia di nomi celebri come Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Giuseppe Penone e Michelangelo Pistoletto; tutti nomi che compaiono, affiancati da simboli indecifrabili, nel suo Manifesto 1967.
Sperimenta anche tecniche fotografiche, come il collega Giulio Paolini, per esprimere il concetto del doppio: Gemelli è un’opera emblematica di questo periodo. Un fotomontaggio che lo ritrae mentre tiene per mano il suo doppio. Riflette a lungo su tale tematica, tanto da realizzare opere speculari a due mani, documentate da video, come Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo, in cui compare di spalle mentre scrive questa frase con entrambe le mani. L’apice sarà nel 1972 quando inizierà a firmare le sue opere “Alighiero e Boetti“.
Un altro degli argomenti cari a Boetti è il tempo, il suo fluire incessantemente, un flusso inarrestabile che ci conduce al termine di qualcosa. Spesso realizza opere che hanno per titolo il periodo o la durata di realizzazione. È il caso di 42 ore, realizzata a matita, ricalcando la quadrettatura di 25 fogli e di Estate 70, un rotolo di 20 metri abbellito da innumerevoli bollini adesivi, ottenuto in un’intera estate di lavoro.
Viaggiatore instancabile, innamorato del Medio Oriente, soggiorna in Pakistan, Sudan, Etiopia, New York, Giappone; ma la nazione che considera la sua seconda patria è l’Afghanistan. Qui egli apre un hotel e fonda una Factory con le ricamatrici che creano la maggiorparte dei suoi lavori su tessuto, come gli arazzi e i kilim.
Boetti è infatti grande sostenitore del concetto che l’artista genera l’idea. L’aspetto artistico dell’opera sta nella genialità dell’espressione. Il lato pratico può essere realizzato anche da terzi, l’importante è che il risultato sia di qualità e rispecchi perfettamente l’intenzione dell’artista.
Famose opere degli anni ’70 sono anche i monocromi blu, rossi, neri e verdi a biro, le composizioni quadrettate di lettere colorate e i frottage di strumenti appoggiati banalmente sulla sua scrivania, come le forbici.
Intanto le sue opere viaggiano per tutto il mondo, partecipa a cinque Biennali di Venezi, alla Quadriennale di Roma nel 1972, è all’ottava Biennale di San Paolo nel 1975 e allestisce mostre personali e collettive in importanti gallerie e musei nazionali e internazionali (dall’Europa agli Stati Uniti, dal Giappone al Sud America). Nel 1980 inizia una collaborazione col quotidiano Il Manifesto, che pubblica ogni giorno un suo disegno a matita. Nel 1983 si separa dalla moglie e troviamo la testimonianza del loro distacco in Mappa, planisfero in cui ogni nazione è rappresentata con i colori della propria bandiera e sul bordo oltre a essere trascritti il luogo di realizzazione, l’anno e la firma, compare la frase: “Sciogliersi come neve al sole pensando a te e a noi”.
Negli anni ’90 prosegue nella realizzazione di arazzi e nel ’91 fa tessere 50 kilim in Pakistan. La tematica è Alternando da uno a cento e viceversa. Nel 1994, già malato di tumore, Alighiero Boetti muore a Roma.
Le Opere di Alighiero Boetti