Renato Natali (1883-1979) nacque a Livorno da una famiglia modesta, nella quale forse il padre, cappellaio di professione, lo spinse ad iscriversi alla Scuola d’Arti e Mestieri. Non troppo adatto caratterialmente al regime scolastico iniziò a dedicarsi al disegno da autodidatta e anche quando un suo compagno lo spinse a frequentare lo studio Micheli lo fece poco e contro voglia.
I suoi primi dipinti conosciuti risalgono al 1898, ma il primo riconoscimento ufficiale avvenne nel 1903 con la consegna della medaglia d’argento da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, seguito dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia.
La carriera e la vita dell’artista lo portarono a viaggiare molto sia in Italia che all’ estero, esperienze che ne arricchirono il bagaglio culturale, durante i quali l’artista prese innumerevoli appunti per le sue opere, anche se Livorno rimase sempre uno dei suoi luoghi preferiti, dal quale partì e presso il quale tornò frequentemente.
Fu un assiduo frequentatore del Caffè Bardi, facendosi cogliere nelle discussioni più accese e nei momenti di svago del gruppo, dai quali membri venne riconosciuto subito come artista di talento, in grado di tradurre gli scorci livornesi con un linguaggio nuovo, personale e riconoscibile. Concorse, tra gli altri, anche alla realizzazione delle decorazioni della saletta del Caffè Bardi dipingendo alcune tele.
Contemporaneamente all’attività di pittore si dedicò alla pratica incisoria realizzando litografie ed acqueforti, che lo portarono a partecipare, nel 1913, alla Mostra Internazionale di Litografia tenutasi a Brighton.
Successivamente l’artista si recò a Parigi presso la casa dell’amico commediografo Dario Nicodemi, dove ebbe modo di entrare in contatto con le opere dei grandi maestri francesi e di conoscere alcuni artisti livornesi da tempo risiedenti nel capoluogo francese. Pur restando legato al suo stile ed al suo linguaggio fu fortemente attratto dalle atmosfere parigine.
Nel 1914 fece ritorno a Livorno, dove, fortemente cambiato dalle sue esperienze, iniziò a dedicarsi con più costanza all’arte, indirizzando la sua pittura su colori più brillanti e temi più vivaci.
Attorno agli anni Venti, oltre a collaborare con la rivista settimanale “Il Mondo”, per la quale fornì numerosi disegni, partecipò alla costituzione del Gruppo Labronico, presentando le proprie opere alla prima esposizione del nuovo gruppo livornese. Seguirono partecipazioni alle più importanti occasioni espositive italiane, ad esempio a Venezia, Roma e Milano, seguite dall’acquisto di molte sue opere da parte delle Gallerie d’Arte Moderna cittadine più importanti. Intanto, spinto dal successo di pubblico e critica crebbe il suo primato artistico, sempre accompagnato dallo spirito modesto del pittore. Tra gli anni Venti e Trenta espose anche ripetutamente presso la Bottega d’Arte di Livorno e nel 1930 partecipò con il Gruppo Labronico all’occasione espositiva presso la Galleria Pesaro a Milano.
Durante il secondo conflitto mondiale Natali stette a Livorno, dove rimase fortemente colpito dai bombardamenti che ne distrussero la città natale, che si trasformarono in spunti importanti per le sue opere successive.
Negli anni seguenti al conflitto proseguì con successo la sua attività espositiva partecipando alle manifestazioni maggiori lungo tutta la penisola, occasioni per celebrare le opere dell’artista che proseguirono anche dopo la sua morte nel 1979, attraverso personali e retrospettive a lui dedicate.
Pittura semplice, diretta, dovuta forse al suo carattere ed alla sua formazione da autodidatta, fanno di Natali un artista il cui talento fu presto riconosciuto dai contemporanei e dalle nuove generazioni. Nelle sue opere viene individuato il recupero alla memoria collettiva della vecchia Livorno, con i suoi scorci, i suoi viottoli e le sue luci, in grado di cogliere in profondità il vero carattere della città. La sua arte, caratterizzata da un’estrema originalità, resta come sospesa tra passato e presente, non passando mai di moda e restando così sempre attuale. Certamente influenzato dalle sue esperienze personali e dai viaggi all’estero, soprattutto a Parigi, partendo nel solco della tradizione postmacchiaiola, Natali riesce a rendere luoghi e figure attraverso una pennellata rapida, costruendole attraverso colori accesi, dagli arditi contrasti cromatici.